Tempus vernum

“Chi non ha il cuore puro e pensa di usare le formule del Libro della Magia per interessi oscuri, sappia che ne riceverà solo guai. Solo l’animo trasparente sa leggerle come si deve: alcune vanno lette alla rovescia, altre davanti allo specchio, altre con la luna piena.”

Ma come fare per interpretarle nella giusta maniera? In un enigma, si trovano sovente gli Umani, ma spesso per prove da loro stessi scelte: a volte il bene è davanti a loro, ma non hanno occhi per vederlo e per sentirlo. Il loro cuore è chiuso e sono pochi quelli che scelgono la via della liberazione.
Alexandrine meditava su tutte queste parole, mentre camminava nel cuore della radura. Il suo era un animo che non obbediva a regole prestabilite, era ostile alle usanze e provava emozioni mutevoli.
Al di là della frontiera, nel mondo infinito di chi sa ascoltare, ma decidere con il proprio istinto, per Alexandrine era tutto poesia e, ogni sera, rendeva omaggio alle stelle per il dono del loro splendore.
Una notte, ritrovò lo scrigno dove una formula magica attendeva di essere letta. Srotolò la pergamena e, decifrando caratteri antichi, ebbe l’impressione di ritrovarsi tra ricordi familiari, facendo rivivere cose passate e dimenticate da tempo. Si potevano paragonare a una luce pulsante che aveva la forza di scacciare i crucci di tutti i giorni e di far sentire nuovamente le carezze di mani scomparse da tanto tempo.
Le parve di trovarsi al centro di un bosco, dove tutte le creature dei mondi danzavano, creando cerchi di fuoco e sembrava che avesse preso forma anche una casetta azzurra, come di ghiaccio, che risplendeva di luce propria.
Alexandrine aveva scordato tutto, non sapeva più dove si trovava e chi era, ma avvertì una strana sensazione, come di un piccolo fiore che inizia a sbocciare dentro e fiorisce, fiorisce..
La formula magica metteva in guardia il lettore dall’essere passivi, incoraggiando a coltivare la grazia e l’armonia e a diffonderle fin dove si può.
“Essere passivi significa rifiutare di riconoscere i propri stati d’animo. Ti invito a guardare negli occhi ciò che ti passa dentro, osservarlo semplicemente e affrontarlo, anche quando è doloroso o spiacevole, magari con una risata.
Alexandrine comprese anche che era buona cosa nutrirsi di tutte le bellezze che abbiamo intorno, gustandole con ognuno dei sensi. Ammirare la luce che cambia durante il giorno, annusare i profumi che porta il vento, accarezzare il manto vellutato di un animale, ascoltare i ritmi presenti in ogni cosa, dalla musica, al rumore dei passi nelle vie e tutti i suoni che scandiscono il pulsare della vita.
Rirtovò la sua “casa” suonando dolci melodie con il piccolo flauto che teneva sempre in borsa, andando a fare passeggiate incantevoli con il suo amato cavallo Erno. Insieme respiravano i profumi del bosco e i cuori battevano al medesimo ritmo.
Nella gioia di un equilibrio ritrovato, distillò una fragranza che riuniva tutta l’armonia del creato, così semplice, da trovare, in fondo, ma difficile da mantenere. Versò l’elisir in un flaconcino che appese a una catenella e lo portò sempre con sè. Per ricordare che nell’immobilità del ghiaccio e nel buio, sono già presenti i germogli di una nuova vita che fiorisce, lo chiamò Tempus Vernum.