“Avevo cavalcato tutto il giorno. Il mio corpo era dolorante e la pelle del mio viso disidratata e tesa a causa dei raggi solari. Il cavallo era esausto. Avevamo raggiunto il passo. A valle scorsi la tenda nera dei nomadi. I teloni di feltro scuro stavano spiegati sull’arido terreno detritico come grandi ali.
Una brezza leggera trasportò un odore di pietre cocenti, di terra secca e di brace di sterco di cammello.
Mi raggiunse poi l’aroma delicato e balsamico dell’incenso.
Ci avevano visti e ci manifestavano la loro ospitalità al riparo delle tende scure. Avevano gettato grani di incenso nel fuoco e il profumo delizioso, sospinto dal vento, mi porgeva il saluto di benvenuto.”
Uno dei segreti che gli antichi custodivano con maggior cura riguardava l’esatta zona di diffusione degli alberi di incenso e mirra.
Le tracce degli ondeggianti cammelli carichi di resine aromatiche si perdevano nella sabbia del deserto infinito.
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