Le piante delle streghe e dei diavoli

Il ruolo delle streghe, come, almeno in parte, quello dei diavoli, sembra vincolato al loro potere di concedere ai succubi-uomini e donne di qualunque età-la facoltà di andare e venire dal mondo terreno.
Diversamente dagli angeli, che custodiscono la nostra vita e ne accolgono, senza possibilità di ritorno, la parte più eterea, l’anima, per il trapasso nei regni celesti, le streghe e i diavoli sono simbolo di rovesciamento ove il corpo fisico è usato per escursioni nei regni proibiti ai vivi.

Viaggi simbolici celebrati in molti riti contadini, occasioni per esorcizzare paure ancestrali, soprattutto la paura della perdita della vita; viaggi celebrati in particolari condizioni astronomiche, soprattutto nella notte di S.Giovanni, il 23 giugno, per ricordare l’inversione di marcia dal punto più basso dell’inverno al punto più alto dell’estate.
Streghe e diavoli sono associati, in numerose tradizioni, a piante che ne esaltano i poteri; sono piante magiche in quanto incorporano e riflettono queste proprietà di reversibilità: agenti di una comunicazione con le parti oscure, nascoste o impedite, del nostro vivere quotidiano.
Piante intimamente collegate al giudizio di una parte degli uomini contro donne e uomini “colpevoli”di cercare nella magia quei linguaggi e quelle occasioni di cambiamento altrimenti impedite.
Così la paura, sottile e fascinante compagna di fiabe dell’infanzia è sempre evocata dalla presenza oscura di streghe e diavoli, quasi ad indicare la via che guida al superamento delle regole.
Le antiche tradizioni raccontano della grande sintonia tra Fate, Streghe e luoghi appartati, ” boschi sacri”dove chi ha raggiunto la purezza di cuore, riceve dagli spiriti fatati la conoscenza sulle virtù occulte delle piante e delle forze della natura.
Tra le piante magiche associate alle streghe e ai voli sabbatici cito in particolare BELLADONNA e STRAMONIO.
La prima, Atropa Belladonna, era una delle erbe usate dalle streghe negli unguenti che permettevano loro i voli notturni, in realtà viaggi psichici.
Pur essendo una delle piante più velenose dei nostri campi, ha un nome seducente, che pare sia dovuto al fatto che già le veneziane la usassero per preparare un cosmetico in acqua distillata che faceva dilatare le pupille rendendole più attraenti.
Effettivamente contiene tra altri alcaloidi, l’atropina,usata in oculistica per dilatare la pupilla.
Fu Linneo a chiamarla Atropa Belladonna, ispirandosi anche al nome di una delle tre Parche, colei che recideva il filo della vita, perché la pianta, a causa dei suoi alcaloidi, provoca, se si ingeriscono le foglie, i fiori o le bacche fenomeni di depressione delle terminazioni nervose del vago, con aumento dei battiti cardiaci, diminuzione della secrezione salivare, gastrica, sudorale, dilatazione dei bronchi, allucinazioni e stati comatosi, fino alla morte.
Come ogni veleno, può essere usata in minime dosi per curare varie malattie con effetti rilassanti, sedativi e antispasmodici.
Questa proprietà ha evocato, accanto ad un simbolismo negativo, uno più positivo, tanto che i nonni sostenevano che, sistemando due piantine di belladonna ai lati del viale d’ingresso della casa, si sarebbero respinti gli spiriti impuri.

L’altra pianta magica, lo Stramonio (Datura Stramonium) ha fiori bianchi, a campanula che si aprono solo di notte per emanare un odore così disgustoso che gli animali lo fuggono spaventati.
Per questo la si chiama: erba del diavolo, erba strega, in quanto cibo principale alla mensa del sabba.
L’assunzione di questa pianta provoca intossicazioni che possono portare alla morte con sintomi di sete inestinguibile, mente confusa, conati di vomito, contrazioni nervose, convulsioni.
Gli Indios americani lo adoperavano per i “viaggi sciamanici”, in Europa serviva non soltanto a streghe e negromanti, ma anche a cortigiane e briganti i quali versavano nelle bevande dei malcapitati qualche suo seme allo scopo di trascinare l’incauto bevitore in un delirio che lo privava della volontà.
Pianta amante delle tenebre, pianta velenosa, pianta delle streghe: con tutte queste caratteristiche lo stramonio non poteva non evocare simboli inferi, dalla depravazione all’inganno, dall’incantesimo alla simulazione.
Utilizzato per favorire stati estatici, Carlos Castaneda in “A scuola dallo stregone”ne dà un’affascinante descrizione:
“Il movimento del mio corpo era lento e tremolante; somigliava a un tremito in avanti e in alto. La forza d’inerzia mi portò in avanti di un altro passo e, da quel punto mi librai in aria. Vedevo il cielo e le nuvole che mi passavano accanto. Godevo di una libertà e di un’agilità mai conosciute prima. La meravigliosa oscurità mi dava un senso di tristezza, di desiderio forse. Era come se avessi trovato un luogo cui appartenevo…l’oscurità della notte. Cercai di guardarmi attorno, ma tutto ciò che percepivo era che la notte era serena, e tuttavia aveva così tanto potere..”

Atropa-belladonna