Il fondamento culturale della relazione tra aroma e immortalità ha radici comuni profonde e remote nell’area del Mediterraneo. Per gli Egizi la connessione del profumo con il ciclo di vita, morte e rinascita ha avuto un significato importante, inserendosi in un simbolismo che faceva del buon aroma un’arma per il sereno trapasso nell’aldilà.
Gli antichi Egizi avevano per il corpo un vero e proprio culto e le loro ricette di bellezza sono rimaste popolari nel tempo, poichè erano raffinate, efficaci e dal profumo inebriante.
Utilizzavano oli vegetali di mandorle, sesamo e oliva a cui venivano aggiunte essenze come il cipresso, il cedro, la mirra e il terebinto. Erano a conoscenza delle loro virtù benefiche e sapevano che mantenevano il tono e l’elasticità della pelle.
Acque di fiori profumate alla rosa, al giglio, al gelsomino..armi di seduzione e rituali di quotidianità.
I profumi più ricercati erano il “Kuphy”, il “Mendesium”, il “Metopium”, il “Cyprinum”. La base era spesso oleosa, o aveva come ingrediente principale il vino ed era impregnata di resine balsamiche, di legno di cedro, di essenze estratte dai petali di fiori. Una sensibilità spiccata suggeriva che ciò che porta piacere al corpo, lo porta anche allo spirito.
Gli accorgimenti legati all’abbellimento della persona sono evidenti in tutta l’arte figurativa egizia, assumendo una forma di moda, perchè il richiamo a tutto ciò che apparteneva a questa meravigliosa cultura, costituì la prima forma di “tendenza” presso le culture limitrofe.
Dall’alimentazione continua dei bruciaprofumi, alla miscelatura di spezie secche e unguenti, gli Egizi identificavano le essenze come manifestazione delle divinità, ma erano anche amanti della cura e dell’igiene. Amavano i massaggi a base di miele, cannella, rose e mirra. Esperti nell’arte del trucco, utilizzavano polveri a base di incenso e pietre preziose sminuzzate. L’effetto estetico della linea nera del Kohl che sottolinea i magnetici occhi neri è evidente nei dipinti che esprimono una passione e una cura meticolosa per l’abbellimento del viso.
Una particolare apertura alla sensorialità, portò la cultura egizia a conoscere approfonditamente le virtù di numerosissime piante che utilizzavano per la cura delle malattie, per il processo di imbalsamazione e per le fumigazioni. Queste ultime avevano interessanti utilità: allontanare gli insetti, proprietà battericide e il costante richiamo delle divinità tramite il fumo che sale nell’aria.
Uno stile di vita improntato all’esaltazione del lusso e della raffinatezza e a cercare di prolungare questi terrestri, ma divini piaceri, anche nell’aldilà.
In tutti i loro rituali traspare l’ossessione della morte in contrasto con la fugacità dell’esistenza. Enigmatici e imponenti monumenti per celebrare il trapasso accompagnati da aromi celestiali.